Auto aziendale ad uso promiscuo: cosa c’è da sapere

Tutto ciò che c'è da sapere sull'auto aziendale ad uso promiscuo, sui suoi possibili utilizzi, sulla sua tassazione.

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March 31, 2023
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Introduzione

L’auto aziendale può essere concessa ai dipendenti in tre soluzioni principali:

  • ad uso esclusivamente lavorativo;
  • ad uso esclusivamente personale;
  • ad uso promiscuo.

Vedremo allora in dettaglio le caratteristiche dei tre scenari e approfondiremo l’ultimo.

Auto aziendale ad uso lavorativo

Consegna delle chiavi dell'auto

In questo caso, la vettura:

  • è assegnata al dipendente che potrà usarla soltanto per motivi di lavoro (viaggi aziendali, consegne, trasferte, …);
  • verrà utilizzata esclusivamente durante gli orari lavorativi.

L’auto, allora:

  • è ad uso strumentale;
  • non è un benefit (quindi resta totalmente a carico del datore di lavoro: approvvigionamento, rifornimento, bollo/assicurazione, manutenzione, spese ordinarie/straordinarie, …).

Auto aziendale ad uso personale

Persona a bordo del veicolo

In questo caso, invece, il veicolo:

  • è in genere di proprietà dell’azienda (meno frequentemente è noleggiato o in leasing);
  • è assegnato al dipendente solo ed esclusivamente per scopi privati;
  • non verrà usato come mezzo di lavoro;
  • sarà conteggiato in busta paga quale benefit (secondo le norme vigenti, che approfondiremo nei prossimi paragrafi, parlando dell'uso promiscuo).

Questa soluzione è comunque molto rara e spetta, in genere, a figure di spicco per l’azienda, quali manager o amministratori.

Auto aziendale ad uso promiscuo

L’auto, in questo scenario viene:

  • assegnata al dipendente sia per scopi lavorativi che per uso personale;
  • usata durante l’orario lavorativo;
  • utilizzata durante il tempo libero e i giorni festivi (a seconda degli accordi previsti dal contratto);
  • è un benefit e come tale verrà conteggiato in busta paga (si vedano i prossimi paragrafi);
  • potrà essere guidata dai familiari (coniuge e figli) del dipendente. Questa opportunità è, invero, abbastanza rara e deve essere prevista dal contratto. Inoltre, può capitare che per motivi legati all’assicurazione possa essere fissata un’età minima per la guida del mezzo;
  • potrà essere guidata da persone esterne alla strettissima cerchia familiare del dipendente. Opzione rarissima e sempre prevista o meno dal contratto stipulato tra azienda e lavoratore.

Analizziamo quindi, ora, gli aspetti fondamentali dell’auto aziendale ad uso promiscuo come fringe benefit.

Auto aziendale ad uso promiscuo: fringe benefit

Che cosa sono i fringe benefit

I fringe benefit:

  • sono benefici secondari, accessori;
  • si tratta di una forma di retribuzione – elargita dall’azienda al dipendente – che affianca e completa quella tradizionale;
  • rappresentano il cosiddetto «compenso in natura», dunque beni e servizi, che l’impresa concede (per scelta autonoma o concordata) ai lavoratori;
  • fanno parte del piano di welfare dell’azienda e, in effetti, hanno proprio lo scopo di gratificare i collaboratori per la qualità del lavoro svolto e di motivarli affinché operino sempre meglio;
  • sono un incentivo mirato a soddisfare, a donare benessere, e a incoraggiare i propri salariati ed è la legge a prevedere il fatto che possano esistere (articolo 2099 comma 3 del Codice Civile).

Ne esistono di diversi tipi, coprono numerosissimi aspetti, perché sono estremamente personalizzabili, a seconda delle inclinazioni e delle necessità dei destinatari.

L’auto aziendale come fringe benefit

Per i lavoratori, poter usufruire di un’auto in questa chiave è un grande vantaggio perché:

  • non devono accollarsi le spese dell’acquisto/noleggio del veicolo,
  • né quelle relative alla manutenzione, all’assicurazione, al bollo, al carburante (se presente carta carburante fornita dalla compagnia),
  • si ritrovano, insomma, a utilizzare il mezzo per spostamenti legati al lavoro durante la settimana e a sfruttarlo per le proprie necessità nel tempo che eccede rispetto a quello lavorativo.

Tuttavia, pur essendo un servizio che agevola e motiva il dipendente, non è del tutto gratuito, proprio perché si somma al suo reddito. Sull’auto aziendale come fringe benefit grava, infatti, una forma di tassazione regolata dall’Art. 51 del T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

La tassazione dell’auto aziendale come fringe benefit

In che modo viene tassata l’auto aziendale come benefit?

  • Per gli accordi sulla concessione dell’auto come fringe benefit presi prima del 1° luglio 2020, la tassazione si basa sulle tabelle chilometriche Aci (si tratta di tabelle pubblicate annualmente sulla Gazzetta Ufficiale – ecco le più recenti. Vi si trovano i valori per tutti i veicoli esistenti sul mercato, suddivisi per tipologia, per motorizzazione e per il loro essere in produzione o meno): «è considerato reddito del dipendente il 30% del costo che deriva dal percorrere quindicimila chilometri in un anno con quel determinato tipo di automobile», recita la normativa.
  • Per gli accordi sulla concessione dell’auto come fringe benefit presi a partire dal 1° luglio 2020, invece, la tassazione dei veicoli a uso promiscuo è inversamente proporzionale al livello di emissioni dell’automobile in questione (più inquinano, più costano ai dipendenti).
  • Per i contratti stipulati dal 1° gennaio 2021, inoltre, grazie a un emendamento al Decreto Sostegni-bis (art. 12 del Decreto Legge 115/2022), cambiano le soglie di pagamento, si allargano leggermente le maglie: se prima, ad esempio, la tassazione era del 30% alla luce di emissioni di CO2 comprese tra i 61 e i 160 g/km, ora quel 30% comprende veicoli con emissioni tra i 61 e i 190g/km. Per emissioni tra 191 e 230 g/km diventa del 50%, e sopra i 230 g/km, è del 60%. La soglia resta invece immutata per la tassazione del 25% (veicoli con emissioni tra 0 e 60 g/km). 

È l'auto aziendale green ad uso promiscuo la più conveniente

Auto

Alla luce dei dati riportati nel paragrafo precedente, le auto green (quindi a basse o bassissime emissioni, ibride ed elettriche) comportano una tassazione minima. Ecco il motivo per il quale, attualmente, sono le più richieste anche dai dipendenti. Pesantemente penalizzate, invece, le endotermiche con emissioni elevate.

Il tutto in accordo con la svolta ecologica auspicata dal piano del Green Deal europeo, quella che prevede «zero emissioni nette entro il 2035».